Sono partita in quarta ma già mi sono arenata.
Queste giornate sono ispide e urticanti, fasi decisive in
cui non si riesce a prendere una cazzo di decisione (lavorativamente parlando)
che il limbo della precarietà non è poi così incerto, ma ti hanno talmente
lacerato le ovaie che in fondo l’idea di chiudere il capitolo non ti dispiace
neanche più di tanto.
Comprendo che in questo periodo la situazione jobbesca non offre granché e il mio
sfogo è una bestemmia nei confronti di chi un impiego lo cerca da parecchio,
però se devo farmi venire il sangue amaro con tanto di remunerazione a lungo
termine chiudo i battenti.
Tra l’altro l’esperimento di allontanare i pensieri
“gravidanti” non è che funzioni nel modo più auspicabile.
A parte lo spargimento di pancioni con i quali mi scontro
giornalmente, ci sono anche gli addetti alle pubbliche relazioni profondamente interessati alla mia condizione di
diversamente mamma. “Ma tu un bimbo quando me lo fai?” quando me lo fai? No
dimmi partecipi all’amplesso? Vuoi assistere
alle mie trombate coniugali?

Che poi queste idee retrogradi mi fanno venire l’orchite,
santo iddio, puoi programmarti una ceretta, un aperitivo con le amiche,puoi
anche programmare di fare l’amore col tuo uomo
ma ci sono cose che non si possono
programmare e per tutto il resto c’è
mastercard.
E in men che non si dica arriva il periodo post ovulazione,
sintomatico infimo e bastardo pertanto corri ai ripari Lady B evita di palparti
le tette in continuazione per verificare il loro stato di gonfiore /
indolenzimento, non escogitare nausee fittizie (soprattutto dopo aver ripulito
la dispensa delle schifezze), non fare
tuoi i sintomi delle tue amiche che ce l’hanno fatta e non simulare una stanchezza improvvisa quando è da
mesi che dormi come un bradipo fatto di camomilla.
Vabbè passo e chiudo che rileggendo queste righe è evidente
lo stato premestruale.
Lady b.